
- Cultura
Cos’è la felicità e come trovarla
4 marzo, 2021
di Anna Agnello


La ricerca della felicità
Si dice che la felicità sia data dalle piccole cose: un tetto sopra la testa, un piatto in tavola e, magari, persone che ci vogliono bene. Eppure, anche quando spuntiamo tutte e tre le caselle, finiamo per farci sopraffare dall’insicurezza e dalle aspettative che noi stessi ci prefiggiamo.
Francesc Miralles, autore spagnolo, sostiene che, quando cresciamo, perdiamo quella gioia naturale e istintiva che contraddistingue l’infanzia (trovi l’intervista completa rui sotto).
E questo accade perché da bambini viviamo il momento senza sovrastrutture, mentre da “grandi” ci lasciamo influenzare dal confronto, da chi prende un voto migliore del nostro, chi ha una macchina più bella, una casa più grande o un lavoro migliore.
Il non sentirci all’altezza finisce per renderci infelici, facendoci perdere la bellezza di ciò che abbiamo e di quello che siamo.
Il concetto di felicità
Non è un caso che, nell’antica Grecia, la felicità fosse associata all’immagine di un demone, “eudaimonia” che, nel suo significato originario, si traduceva con “avere un buon demone”, ovvero essere abitati da una divinità che ci assicuri una vita prospera dal punto di vista materiale. Se eri ricco e benestante allora eri felici.
Oggi viviamo nella società del consumo, abbiamo le credenze zeppe di cibo e gli armadi pieni di vestiti, tanto che a volte ci sembra ancora che la nostra felicità derivi da un demone, quello del materialismo.
Ma non è così.
Col tempo infatti la filosofia ha spogliato questo termine da un’accezione puramente materiale e lo ha rivestito di virtù, di spessore etico e umano. Come scriveva il filosofo greco Democrito, la felicità rimessa al suo posto, cioè nell’anima: “Ci è procurata dalla moderazione in generale nella vita, il troppo e il poco sono facili a mutare e quindi a produrre grandi turbamenti nell’animo”.
Oltre all’elisir di lunga di vita, siamo tutti alla ricerca della formula della felicità.
Filosofi, cantautori, psicologi e pensatori da anni vi dedicano pagine, note musicali, neuroni e ore di studio, eppure, ad oggi, ancora non viene considerata alla pari di molte altre discipline accademiche. Perché mai a scuola non dovrebbe esserci un’ora di felicità dopo quella di matematica o di storia? Ma in futuro le cose potrebbero cambiare.
Esiste infatti un’accademia che “educa” alla felicità, la Happiness Studies Academy, il cui co-fondatore è il professore ad Harvard Tal Ben-Shahar.
Il paradosso della felicità e i 5 elementi
Nelle sue lezioni di felicità Tal Ben-Shahar racconta che quest’ultima deriva dall’unione di 5 elementi interconnessi tra di loro: il benessere spirituale, fisico, mentale, relazionale ed emozionale. Quando riusciamo a trovare un equilibrio tra tutti e 5 sviluppiamo al massimo le nostre potenzialità, in quanto queste aree si influenzano l’una con l’altra: se non stiamo bene emotivamente abbiamo ripercussioni a livello fisico, mentale e così via.
Ed è proprio qui che risiede il paradosso della felicità: avere come unico obiettivo il suo raggiungimento potrebbe essere controproducente, è bene prefissarsi altre mete da raggiungere e fare in modo che la felicità sia la conseguenza di una nostra azione o scelta. Helen Keller, autrice e attivista statunitense scriveva infatti che: “Molte persone hanno un’idea sbagliata di cosa costituisca la vera felicità. Essa non viene ottenuta attraverso l’auto-gratificazione ma attraverso la fedeltà a un proposito meritevole.”
Le mie parole finiscono qui ma, se ti incuriosisce la materia, nella sezione Focus dell’app di Flowe trovi il video-corso del professor Tal Ben-Shahar “The science of happiness”, dove poter ascoltare le prime lezioni del programma Certificate in Happiness Studies.