
- Cultura
La disoccupazione in Italia nel 2021
10 marzo, 2021
di Anna Agnello


A chi non è capitato, nell’ultimo anno, di avvertire quella stanchezza mentale che la distanza sociale e la paura comportano, insieme a un profondo senso di smarrimento? E quando ci chiedono che fine abbia fatto il futuro ci viene quasi da rispondere: “Lo trovi al reparto surgelati”, perché ci sentiamo sospesi, quasi immobili, in attesa che torni il sole a scioglierci il ghiaccio di dosso.
A questo si aggiunge, poi, che il mondo del lavoro è stato travolto da una serie di nuove abitudini, fatte di call, webcam, “sei in muto” e di caffè a distanza sociale.
E visto che il lavoro occupa circa 80 mila ore della nostra vita media, credo debba in qualche modo essere connesso a un senso se non di felicità, quanto meno di appagamento. Anche le Nazioni Unite, all’interno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti nel 2015, al goal numero 8 parlano esplicitamente di “lavoro dignitoso per tutti”: la sostenibilità sociale diventa allora parte integrante di qualsiasi strategia aziendale.
L’Italia non è un Paese per giovani?
La realtà, però, è fatta di contraddizioni. In tutta Europa ci posizioniamo ai vertici per mancata corrispondenza tra adeguatezza dell’impiego ottenuto rispetto al percorso formativo. Non deve stupire allora che tra il 2009 e il 2018 ben 320 mila giovani abbiano lasciato l’Italia, e che molti di essi non abbiano alcuna intenzione di farvi ritorno. Secondo l’ISTAT i giovani senza lavoro toccano ad oggi la quota del 29,7%: quasi uno su tre è disoccupato.
Navigare in un mare d’incertezza è sconfortante, ma insieme possiamo invertire la rotta. Se l’Italia non è più un paese per giovani, facciamo in modo che lo diventi. Proviamo ad essere ancora più bravi, restiamo aggiornati, continuiamo a essere curiosi.
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Io ci provo, e voi?
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