I Videogiochi fanno Male o Bene? Parola agli Esperti - flowe

I videogiochi fanno male o bene?

20 marzo, 2021

di Lucia Di Terlizzi

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Durante i lunghi mesi della pandemia tutti noi abbiamo sperimentato la potenza della tecnologia, unico mezzo in gradi di connetterci a distanza e di farci svolgere da svolgere praticamente qualsiasi attività. 

In particolare, giochi e i videogiochi sono diventati per milioni di persone una via di fuga dalle proprie case, dall’incertezza, in un modo che non mette in pericolo i nostri cari. Giocare ci ha ricordato che è bello stare insieme, anche durante i mesi più duri, anche solo in uno spazio virtuale. Ci hanno sottratto, anche solo per una sera, da una realtà che è andata in pezzi. 

Era il 2010 e la pandemia era materiale da film distopico quando Jane McGonigal, ricercatrice di fama internazionale sul mondo di giochi e videogiochi, raccontava:

Nel suo saggio Reality is broken, McGonigal argomenta come il gioco sia fondamentale nel permetterci di sfuggire a una realtà che non ci soddisfa, facendoci entrare in una dimensione in cui il mondo è meno ingiusto e meno sbagliato. Qui nel gioco, a differenza di ciò che spesso avviene nella realtà, gli sforzi e le regole sono chiare, anche se spesso nascoste; i progressi sono tracciabili e sempre alla nostra portata. In sostanza, quando giochiamo entriamo in una dimensione in cui l’impegno e la costanza vengono premiati e la bravura resa evidente, a prescindere dalle condizioni di partenza. Qui nel gioco tutto è possibile.

Come McGonigal racconta, un buon gioco è quindi uno spazio, un’esperienza strutturata che focalizza la nostra energia e la nostra attenzione su qualcosa in cui siamo bravi e che ci tiene incollati allo schermo (o alla pagina, o al tavolo da gioco, come volete voi). Verrebbe però da chiedersi che cosa davvero ci rende così felici quando giochiamo.

Quattro motivi per cui giocare fa bene

Partendo dalla realtà che il 2020 ci ha messo davanti agli occhi, come umani noi ricerchiamo e desideriamo connessione sociale. Abbiamo un bisogno ancestrale di condividere esperienze e costruire legami, e ci riusciamo al meglio facendo qualcosa di significativo insieme. Questo bisogno di connessione sociale è facilmente soddisfatto da un buon gioco, virtuale o analogico.

 In secondo luogo, ogni giorno desideriamo e godiamo nello svolgere attività intense e soddisfacenti; anche se questo varia per ognuno, come persone amiamo trovarci immersi in attività definite e altamente impegnative, che ci tengono incollati alla sedia, che però ci permettono anche di vedere in tempo più o meno reale i risultati dei nostri sforzi

Come terzo elemento, amiamo giocare perché ci piace l’esperienza (o almeno vivere la speranza) di avere successo. In quanto umani, siamo attratti dall’idea di avere un impatto sulle nostre vite e su quelle degli altri. 

E infine, ultimo ma non ultimo, desideriamo la possibilità di essere parte di qualcosa di più grande. Vogliamo provare curiosità, sentire meraviglia, aspiriamo a qualcosa che si sviluppi davanti a noi in modo epico e vogliamo farne parte. 

Nel gioco come nel videogioco, in misura diversa ma continuamente, ritroviamo questi quattro elementi, in una sorta di ingegneria della felicità, in un posto dove tutto è possibile, e viviamo questa esperienza in modo sicuro, affidabile, accessibile e inclusivo. In sostanza, giocare migliora la qualità della nostra vita.

Se l’argomento ti incuriosisce e vuoi scoprire tutti i pro di una vita da gamer, guarda nella sezione Focus dell’app di Flowe la serie “Giocando si impara”.

Fonti: La realtà in gioco [Reality is broken] – Jane McGonigal. Apogeo Education, 2011 Flow: The Psychology of Optimal Experience – Mihály Csíkszentmihályi. Harper Perennial Modern Classics 199 

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