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Psicologia positiva, la via per il benessere e la felicità
8 giugno, 2021
di Chiara Poli


Cos'è la psicologia positiva?
“È impossibile, non ha senso provarci”, “Non sarà facile, ma vediamo cosa riesco a fare!” sono semplici esempi di due mindset o abitudini di pensiero opposti: pessimismo e ottimismo. Delusioni, fallimenti così come successi e momenti felici fanno parte della vita di tutti, ma quello che veramente conta secondo Martin Seligman, psicologo fondatore della Psicologia Positiva, è come noi spieghiamo tali eventi. Quante volte mi è capitato di raggiungere un traguardo e pensare “ce l’ho fatta solo per fortuna” invece di dire a me stessa “è merito tuo e delle tue capacità” e quante volte di fronte ad una sfida ci è venuta voglia di lasciar perdere pensando di non essere all’altezza e per evitare una delusione?
Seligman mostra come le persone ottimiste non solo abbiano più successo nella loro vita personale e professionale, ma godano anche di un migliore stato di salute. Infatti, ciò che pensiamo e come reagiamo agli eventi impatta sulla produzione di leucociti e quindi sul nostro sistema immunitario. Sembra dunque tutto di guadagnato a vedere più spesso il bicchiere mezzo pieno.
La buona notizia è che imparare ad essere più ottimisti è possibile, perché nessuno nasce pessimista o ottimista. Essere ottimisti di fronte a un evento negativo ci porta a non perdere la fiducia in noi stessi evitando giudizi negativi sulla propria persona che possono spingere a darci per vinti. Invece di considerare l’evento negativo come irreversibile e causato interamente da colpe proprie, possiamo ampliare il punto di vista e considerare altri possibili fattori, magari modificabili, che ci portano ad assumere un atteggiamento proattivo rispetto alla situazione. Inoltre, un successo nella nostra vita può diventare un’occasione per mettere in risalto le proprie capacità e potenzialità, piuttosto che attribuirlo alla pura fortuna. Infine, le sfide possono essere viste come opportunità di successo e crescita personale.
Intervento di Martin Seligman sulla psicologia positiva
La psicologia positiva ti aiuta ad affrontare il cambiamento
Seligman sottolinea come sia importante imparare a mettere alla prova le proprie credenze negative. Se penso “sono un totale fallimento, è inutile provarci” di fronte a una prova andata male, posso invece chiedermi: “Il fallimento in uno specifico test significa che fallirò in tutti i prossimi? La mia preparazione era sufficiente rispetto alla difficoltà della prova? Mi sono impegnata in un’altra attività che può avermi portato via tempo ed energie?”. Più ci si focalizza su cause modificabili, temporanee e che non impattano negativamente sulla valutazione generale della persona, più ci si sentirà in grado di sostenere nuovamente la prova. Ciò che reputo fondamentale è concentrarsi sull’utilità della credenza stessa: se voglio raggiungere un obiettivo, fossilizzarsi su credenze distruttive come questa non mi porterà probabilmente al successo!
Certo è che ignorare completamente ostacoli e lati negativi per focalizzarsi solo su aspetti positivi (ottimismo ottuso), non è l’approccio migliore. Essere ottimisti non vuol dire credere irrealisticamente che tutto quello che accade sia necessariamente per il meglio, ma piuttosto riuscire a tirar fuori il meglio da ciò che accade nella nostra vita. Infatti, Tal Ben-Shahar, professore all’Università di Harvard, descrive l’ottimista realista come colui che anche di fronte ad un evento negativo o fallimento, riesce ad imparare, crescere e quindi ad essere felice.
Lo stato di flow
Parlando di ottimismo ci si ritrova spesso a parlare anche di felicità. Numerose ricerche hanno infatti mostrato come oltre a godere di un miglior stato di salute, le persone ottimiste tendono a provare maggiori emozioni positive portando a relazioni di coppia più felici e a un alto livello di felicità e soddisfazione sul lavoro. E se l’ottimismo sembra essere un ingrediente fondamentale per la felicità, l’esperienza ottimale o flow experience ricopre un ruolo altrettanto importante e ci permette di guardare al tema delle sfide in una prospettiva diversa.
Il flow rappresenta uno stato psicologico soggettivo di massima positività e gratificazione, che viene vissuto durante lo svolgimento di un’attività e che corrisponde alla “completa immersione nel compito” (Csikszentmihalyi, 1975). Questa immersione se da una parte è caratterizzata dalla mancanza di consapevolezza di sé e del tempo, dall’altro lato però è contraddistinta da pieno controllo della persona nello svolgimento dell’azione stessa e una chiara visione degli obiettivi e dei feedback. Quando viviamo un’esperienza ottimale abbiamo la percezione di possedere le capacità necessarie per fronteggiare una sfida o opportunità e questa armonia tra le due componenti non solo scatena emozioni estremamente positive, ma può permetterci anche di accrescere capacità e autostima spingendoci a metterci in gioco.
Così come nell’apprendere uno stile di pensiero più ottimista, imparare a cogliere le opportunità di esperienze ottimali non solo accresce l’autostima e autoefficacia, ma ci porta anche a vivere uno stato di benessere collegato a forti emozioni positive. Sebbene infatti gli studi sul flow si siano concentrati principalmente su attività legate al mondo della scienza, sport ed arte, è possibile fare esperienza di questo stato nella vita quotidiana, essendo prima di tutto legato ad una nostra valutazione personale e al contesto in cui viviamo.
Psicologia positiva e mindfulness
Lo psicologo e professore Ronald Siegel afferma che non ci siamo evoluti per essere felici. Proprio così, alcuni meccanismi adattivi che la nostra mente mette in atto, possono in realtà impedirci di godere della vita. Prima di tutto non amiamo per nulla i cambiamenti e cerchiamo di evitarli il più possibile. Il problema è che la vita ne è piena e non sempre sono sotto il nostro controllo e questo ci fa soffrire. Oltre a ciò, viviamo la nostra vita costantemente pensando e pianificando e, nonostante questo sia meravigliosamente utile, è anche la fonte principale di sofferenza quotidiana. Ci preoccupiamo per il futuro, rimuginiamo continuamente sul passato e questo pensare costantemente può a volte farci vivere montagne russe di emozioni, rovinare il nostro pasto, la nostra uscita con gli amici o il nostro riposo. Dato che però non ci piace stare male, cerchiamo a tutti i costi di raggiungere il piacere e la felicità, evitando il più possibile disagio ed emozioni negative. Ebbene, sembra che proprio questa tendenza ad evitare ciò che ci fa soffrire, sia la causa di una grande varietà di problemi, tra cui l’ansia e la depressione.
C’è però una buona notizia: esistono dei modi per rompere questo schema poco promettente e uno di questi è la pratica della mindfulness. Il suo approccio è basato sulla meditazione della consapevolezza, una pratica che si adatta bene alla vita quotidiana e che ci porta a prestare maggiore attenzione a noi stessi e a ciò che ci circonda, aprendoci alla ricchezza del momento presente.
Se senti vicino queste tematiche, non posso che consigliarti il corso della Happiness Studies Academy, fondata proprio dal professor Tal Ben-Shahar sul tema della felicità, oppure quello dell’esperto in psicologia della leadership Alex Rovira, che aiuta le persone a prendere consapevolezza del proprio potenziale, disponibili entrambi nella sezione Focus dell’app Flowe.
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Fonti
Seligman, M. E. (2006). Learned optimism: How to change your mind and your life. Vintage – Tal Ben-Shahar (27 Febbraio 2019). What Gives Me Optimism: Harvard Positive Psychology Expert Tal Ben-Shahar. “Things do not necessarily happen for the best, but some people are able to make the best of things that happen”. Thrive Global. Accessibile al link: https://thriveglobal.com/stories/optimism-stories-tal-ben-shahar-happiness-studies-realistic/ – . Al-Mashaan, O. S. (2003). Associations among job satisfaction, optimism, pessimism, and psychosomatic symptoms for employees in the government sector in Kuwait. Psychological Reports, 93(1), 17-25. – Csikszentmihalyi (1975). M. Beyond Berodom and Anxiety. San Francisco: Jossey-Bass Publishers. – Csikszentmihalyi, M., & LeFevre, J. (1989). Optimal experience in work and leisure. Journal of personality and social psychology, 56(5), 815.