


I consigli per fissare le tariffe da freelance
Aprire una partita IVA è più semplice di quanto si immagini. La parte difficile viene dopo, soprattutto se si decide di lavorare da freelance.
Come è noto, il lavoro autonomo ha tanti pregi quanti difetti, e spesso uno stesso aspetto può avere contemporaneamente lati positivi e negativi. Se dovessimo fare la lista dei pro e dei contro, il fatto di essere capi di se stessi, per esempio, sarebbe di certo un pro se si amano indipendenza e orari di lavoro flessibili. D’altro canto, però, si dovrà tenere conto che una maggiore autonomia si traduce in un aumento delle responsabilità.
Tra le decisioni importanti da prendere ci sono, soprattutto, i prezzi dei propri prodotti o servizi. Se potenzialmente il freelance può scegliere quanto farsi pagare e, quindi, quanto guadagnare, in realtà questa decisione dovrà essere presa con cautela e dipenderà da molti fattori come il valore del proprio lavoro, il mercato, le tariffe della concorrenza o la tipologia di clienti. Solo con un equilibrio di questi elementi si innesca un guadagno virtuoso: se facciamo una stima al ribasso dei nostri prezzi rischiamo di perdere soldi, mentre se la facciamo al rialzo rischiamo di perdere clienti (e quindi guadagno).
Fortunatamente, il lavoratore freelance ha anche la possibilità di rivedere le tariffe nel corso del tempo e, anzi, dovrà farlo se si accorge di non aver valutato correttamente tutti gli elementi o se dopo un po’ i fattori citati hanno cambiato i loro equilibri.
Come farsi pagare da freelance: guida alle tariffe
Come si fa, quindi, a bilanciare tutti questi elementi e a fissare le tariffe ideali? Non c’è ovviamente una formula da applicare e valida per tutti, e valutare le variabili servirà a capire innanzitutto non quanto, ma come farsi pagare, cioè rispetto a cosa calcolare le proprie tariffe. Un freelance, soprattutto se vende servizi e non prodotti, può farsi pagare in due modi:
- Su base temporale (principalmente oraria)
- A progetto
Con le tariffe orarie, il lavoratore autonomo percepisce un compenso per ogni ora in cui lavora e il costo totale del servizio sarà quindi il numero di ore impiegate moltiplicate per la tariffa oraria. Con la retribuzione a progetto, invece, il freelance decide il prezzo di un servizio e quello rimane fisso, qualsiasi sia il numero di ore impiegate per realizzarlo. A seconda del tipo di lavoro, una delle due formule sarà più vantaggiosa dell’altra: come si può intuire, la paga a progetto (quindi con un prezzo fisso) sarà conveniente per quei lavori in cui i servizi offerti occupano più o meno sempre la stessa quantità di tempo. Se, invece, in un lavoro il tempo impiegato può variare molto in base alla richiesta del cliente, converrà stabilire una tariffa oraria. Spesso, per capire quale delle due forme si adatti meglio al tuo lavoro, basta guardare cosa fa la concorrenza.

Tariffa oraria del libero professionista
Per calcolare la tua tariffa oraria come lavoratore freelance dovrai tenere conto di almeno tre fattori:
- Il tuo valore e la tua esperienza: se sei un professionista, un esperto o lavori da anni nel settore, potrai permetterti di alzare le tariffe perché l’affidabilità che offri grazie alla tua competenza è un valore aggiunto.
- I costi che dovrai sostenere per portare avanti la tua attività. Devi includere quelli fissi, come l’affitto di un ufficio, abbonamenti a software, paga dei dipendenti, commercialista, assicurazione, bollette e tasse, ma anche quelli variabili, come materiali o spese per i trasporti.
- Il tempo è denaro, o per lo meno bisogna calcolarne un corrispettivo. In una valutazione della tua tariffa oraria dovrai tenere presente di quanti giorni vuoi lavorare all’anno (e quindi di quante vacanze puoi permetterti), così da calcolare quante ore potrai potenzialmente dedicare al lavoro. Considera, innanzitutto, che ogni giornata può contenere circa 8 ore lavorative (ma puoi decidere che siano anche di meno) e che, generalmente, in un lavoro a tempo pieno si mantengono questi ritmi cinque giorni su sette, per un totale di 40 ore settimanali.
Come combinare questi fattori
Proprio il calcolo del tempo da impiegare è un buon punto di partenza per valutare la tua tariffa oraria. Dai 365 giorni di un anno potrai togliere i weekend, i festivi, le eventuali vacanze, ma dovrai tenere in conto anche qualche giorno di malattia. Tieni sempre presente che potresti avere bisogno di tempo ulteriore per altri motivi legati al lavoro, come la gestione della contabilità o la formazione. Per alcuni lavori, poi, le commissioni dei clienti arrivano solo dopo un po’ di giorni di attesa, che andranno sottratti dal totale dei giorni di lavoro effettivo. Una volta calcolato questo totale, lo si potrà dividere per 12 e contare quanti giorni di lavoro sono previsti al mese. Se prevedo di lavorare ogni giorno per tot ore, sarà facile fare poi una stima anche delle ore di lavoro mensili.
A questo punto bisogna fare una valutazione in denaro di quelle che sono i costi del mio lavoro: quali saranno le mie spese fisse mensili? E quali prevedo possano essere le mie spese variabili? Faccio un preventivo di entrambe e li sommo.
Oltre alle spese lavorative, devo considerarne anche di altro tipo, ossia quelle per vivere: quali sono le mie spese nella vita di tutti i giorni? L’affitto, il cibo, le bollette, le tasse e, non meno importanti, gli svaghi.
Calcolate queste spese, dovrei ottenere una cifra corrispondente alla paga (non ancora tassata con Iva) che dovrei pormi come obiettivo di compenso mensile affinché il mio lavoro sia sostenibile. Per sicurezza, puoi verificare che la cifra che hai calcolato sia in linea con il guadagno mensile netto nella tua categoria. Se così non fosse, sarebbe meglio rivedere i piani di spesa per allinearsi, ovviamente a meno che tu non possieda delle caratteristiche che giustifichino un prezzo del tuo lavoro maggiore della media, come una maggiore esperienza.
Una corretta gestione delle proprie spese è allora un fattore determinate nella propria carriera come libero professionista.