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FINANCE

Cosa sono gli indici di Borsa e perché salgono sempre (nel lungo termine)

26 maggio 2022

Luca Discacciati

Tabellone con indici di borsa

Tutte le mattine, al telegiornale, sentiamo parlare dei listini azionari mondiali. Un giorno salgono, un giorno scendono, ma siamo sicuri di sapere cosa sono?

Un indice borsistico non è altro che un paniere di azioni, che ne raggruppa diverse. La media dell’andamento delle singole azioni che compongono un indice ne determina la performance, positiva o negativa, che viene calcolata rispetto al prezzo di chiusura dello stesso, nel giorno precedente.

Gli indici di Borsa sono degli ottimi indicatori dello stato di salute dell’economia globale, dell’economia di un singolo stato o di uno specifico settore. Questo è il motivo per cui di indici ne esistono tantissimi.

Gli indici più famosi e più seguiti, rimanendo in Europa, sono quelli relativi ai vari listini nazionali. Partendo dal DAX 40, l’indice raggruppa le quaranta azioni più importanti tedesche, passando per il CAC 40 di Parigi, l’indice che raggruppa le più importanti azioni quotate in Francia, arrivando al FTSE MIB, l’indice della Borsa italiana, questi indici rappresentano un vero e proprio termometro dell’economia delle varie nazioni.

Nonostante la prima Borsa del mondo vide la luce nel lontano 1611 ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, è negli Stati Uniti d’America che oggi troviamo i listini più importanti, indici che sono utilizzati in tutto il mondo come benchmark (termine di paragone) per la valutazione dei portfolios e fondi azionari.

Gli indici di Borsa più importanti al mondo

Anche chi è a digiuno di finanza ha sicuramente sentito parlare di questi tre indici borsistici: S&P 500, Dow Jones Industrial Average e Nasdaq.

Com’è composto l’S&P 500

L’indice Standard & Poor’s 500 (noto comunemente come S&P 500) è un indice con 500 tra le migliori società degli Stati Uniti. Le azioni inserite nell’indice vengono scelte in base alla capitalizzazione (la capitalizzazione è il valore totale della società e si calcola moltiplicando il prezzo di una singola azione per il numero di azioni disponibili), ma il comitato costituente considera anche altri fattori, tra cui la liquidità, il flottante pubblico (Il flottante rappresenta la parte del capitale sociale effettivamente in circolazione sul mercato azionario. Nel computo di questa quota non si tiene conto delle partecipazioni azionarie di controllo, di quelle vincolate da patti parasociali e di quelle soggette a vincoli alla trasferibilità, la classificazione settoriale, la solidità finanziaria e la storia delle negoziazioni).

L’indice S&P 500 rappresenta circa l’80% del valore totale del mercato azionario statunitense e in generale, fornisce una buona indicazione del movimento del mercato statunitense nel suo complesso, tanto che è l’indice più rappresentativo dell’intera Borsa.

L’indice S&P 500 è un indice ponderato per la capitalizzazione. Ogni azione nell’indice è rappresentata in proporzione alla sua capitalizzazione di mercato totale. Vediamo tutte le similitudini e le differenze tra di essi.

Cos’è il Dow Jones Industrial Average

Il Dow Jones Industrial Average (DJIA) è invece uno degli indici più antichi, più conosciuti e più utilizzati al mondo. Calcolato per la prima volta nel 1896, include i titoli di 30 delle più grandi e influenti società degli Stati Uniti. Nonostante sia molto antico e conosciuto, secondo gli esperti non è molto efficace nel misurare e rappresentare l’economia americana, visto che è un indice ponderato in base al prezzo e non in base alla capitalizzazione delle aziende che ve ne fanno parte. Il problema di base è che un cambiamento di 1 dollaro nel prezzo di un’azione da 120 dollari nell’indice avrà un effetto maggiore sul DJIA che un cambiamento di 1 dollaro nel prezzo di un’azione da 20 dollari, anche se l’azione con il prezzo più alto potrebbe essere cambiata solo dello 0,8% e l’altra del 5%.

La storia del Dow Jones è presto raccontata. Fu creato da Charles Dow, editore del Wall Street Journal e cofondatore della Dow Jones & Company, e prese il nome da lui e dal suo socio in affari, lo statistico Edward Jones. La parola “industrial” nel nome dell’indice inizialmente enfatizzava il settore dell’industria pesante, ma nel tempo sono stati aggiunti al DJIA titoli di molti altri tipi di aziende.

In generale, il Dow è noto per il suo elenco delle migliori società blue-chip del mercato statunitense con dividendi regolari e consistenti.

Cosa sono le blue chip companies

Il termine “blue chip” è stato usato per la prima volta per descrivere le azioni ad alto prezzo nel 1923 quando Oliver Gingold, un impiegato della Dow Jones, osservò alcune azioni scambiate a 200 dollari o più per azione. Il termine blue-chip deriva dal gioco del poker, dove le fiches di colore blu sono quelle con valore maggiore. Oggi, i titoli blue-chip non si riferiscono necessariamente a titoli con un prezzo elevato, ma più precisamente a titoli di società di alta qualità che hanno resistito alla prova del tempo oltre che a titoli con una capitalizzazione di almeno 5 miliardi di dollari americani.

Cosa comprende il Nasdaq Composite Index

Rimanendo a Wall Street troviamo il Nasdaq composite Index, un ottimo esempio di indice settoriale. Al suo interno sono presenti tutte le azioni scambiate al Nasdaq, la Borsa americana dove vengono scambiati i titoli tecnologici. Dal software ai semiconduttori, passando per le biotecnologie, il Nasdaq Composite Index è un indice ponderato in base alla capitalizzazione delle aziende che vi fanno parte, che rappresenta bene l’atteggiamento degli investitori più speculativi. Al suo interno sono presenti dei veri e propri colossi come Amazon, Apple ed Alphabet (Google), ma anche titoli a bassa capitalizzazione.

Palazzo sede Nasdaq

La sede del Nasdaq a Time Square, New York. Fonte: Google image.

Come gli indici di Borsa superano periodi di crisi

Se avessimo investito cento dollari sull’indice S&P500 nel 1950, a fine 2021 avremmo ottenuto un capitale di 259.844 Dollari. Sembra una cifra incredibile, ma questo risultato è dovuto al fatto che, mediamente, in tutto questo periodo di tempo l’indice S&P500 è salito del 10.5% all’anno. Oltre alla crescita media annua, a portare un grande contributo alla crescita del capitale è stato il tasso di interesse composto, ottenuto reinvestendo gli utili. Se volete divertirvi con questi calcoli, a questo link trovate un calcolatore con il quale potrete sbizzarrirvi.

A parte alcuni casi particolari, come l’indice Nikkei di Tokyo, che non ha mai superato (per ora) i massimi storici del 1989, com’è possibile che tra gli alti e bassi dell’economia, le Borse ed in particolare l’S&P 500 siano sempre saliti? Cosa c’è di così magico in questi indici tanto da battere la prova del tempo e riuscire, nei decenni, a creare sempre valore, superando sempre i periodi di crisi che si sono susseguiti nella storia?

Il segreto sta nella scelta dei componenti degli indici, che anno dopo anno non vengono solo selezionati in base a specifiche caratteristiche di capitalizzazione e dati di bilancio, ma anche in base a quanto rappresentano l’economia in quello specifico momento.

Se, per esempio, andiamo a vedere quali erano le aziende con maggiore capitalizzazione del 1970, ci accorgiamo che nella top tre troviamo nomi come General Motors, Exxon Mobile e Ford Motor. Guardando lo stesso elenco, ma aggiornato al 2021, ci accorgiamo di come il podio di questa classifica sia occupato da aziende di nuova generazione come Walmart, Amazon ed Apple.

Classifica delle maggiori società della classifica Fortune 500 per gli anni 1996 e 2021

Classifica delle maggiori società della classifica Fortune 500 per gli anni 1996 e 2021. Fonte: Fortune.com.

Negli Anni Settanta a farla da padrone erano i titoli petroliferi ed i produttori di auto, oggi sono le società tecnologiche e della grande distribuzione. Questo è il segreto per cui gli indici di Borsa salgono sempre: chi sceglie i componenti di questi indici è in grado di rappresentare l’economia attraverso quelle aziende che ne rappresentano il cambiamento. Se gli indici di Borsa non fossero mai stati aggiornati, sicuramente non avremmo avuto un incremento medio negli anni di oltre il 10%, come visto prima. Basti pensare che se nell’indice fossero rimasti solamente i titoli petroliferi presenti negli Anni Novanta, l’indice non avrebbe beneficiato degli incredibili rialzi di azioni come Amazon ed Apple.

Quanto abbiamo appena visto ci fa capire il motivo per cui l’investimento in Borsa, in particolare attraverso la strategia del piano d’accumulo, sia un ottimo metodo per investire il nostro denaro.


Luca Discacciati è un investitore e trader italiano. Appassionato di mercati finanziari sin dall’età di quattordici anni, Luca è esperto di Mega Trend e analisi fondamentale dei titoli quotati in Borsa. Autore del libro “L’arte di vincere in Borsa” è co-fondatore del portale Investire.biz.


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