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Giornata Mondiale dell’acqua 2022
22 marzo, 2022
di Alice De Luca


Perché si celebra la Giornata Mondiale dell’acqua?
Ogni anno, il 22 marzo, si celebra la Giornata Mondiale dell’acqua, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione pubblica sull’importanza di questa risorsa fondamentale per la sopravvivenza sulla Terra e di promuoverne un ì consumo più responsabile e consapevole.
Obiettivo centrale è quello sostenere il raggiungimento dell’ Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) 6: acqua e servizi igienico-sanitari per tutti entro il 2030.
Ma qual è, ad oggi, la situazione nel mondo in termini di accessibilità a questa risorsa?
Risorse idriche e acqua potabile: il problema di ancora 700 milioni di persone
Nel 2017 è stata la quindicesima causa di morte nel mondo (la quinta nell’Africa subsahariana) e ha ucciso 1,2 milioni di persone, equivalenti al triplo degli omicidi compiuti nello stesso anno. A detenere questo triste primato non è altro che la mancanza di accesso a fonti di acqua potabile, un fattore che inoltre risulta determinante nell’aumento di malattie infettive come il colera e l’epatite.
L’acqua dolce: aumenta il consumo, oscilla la disponibilità
Negli ultimi cento anni, l’uso globale di acqua dolce è aumentato di 6 volte e a partire dagli anni Ottanta cresce dell’1% ogni anno. Ciò significa che il mondo consuma sempre più acqua, e questo accade per un aumento della popolazione da sommare allo sviluppo economico e al cambiamento dei modelli di consumo. Ad attingere maggiormente alle risorse idriche è l’agricoltura, responsabile per il 69% del consumo d’acqua globale. Si stima, infatti, che il 30% dei sistemi di acque sotterranee si stia esaurendo e che questo calo sia determinato soprattutto dai prelievi per l’irrigazione.
Seguono gli altri due maggiori consumatori: al 19% l’industria e per il 12% i comuni.
In alcune zone, tuttavia, la disponibilità d’acqua fatica a stare dietro ai bisogni, generando una situazione di stress idrico che può caratterizzarsi come:
- uno stress idrico fisico, cioè determinato dalla mancanza fisica di acqua (si stima che quattro miliardi di persone lo subiscano almeno per un mese all’anno).
- uno stress idrico economico, che si verifica quando, pur avendo acqua fisicamente disponibile, mancano le infrastrutture necessarie per accedervi.
Il ruolo dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento
In questo panorama, i cambiamenti climatici non fanno che peggiorare la situazione, rendendo gli episodi di inondazioni e siccità più gravi e frequenti e aumentando così l’irregolarità degli approvvigionamenti idrici.
Tuttavia, il problema non è solo la quantità, ma anche qualità dell’acqua, che in quasi tutti i fiumi principali di Africa, America Latina e Asia è peggiorata a causa dell’inquinamento. Questo non sorprende se si pensa che a livello globale l’80% delle acque reflue industriali e urbane è rilasciato nell’ambiente senza alcun trattamento previo.

Accesso all’acqua potabile: miglioriamo a rilento
Nel 2020, 771 milioni di persone non disponevano di servizi idrici gestiti in sicurezza, cioè accessibili in loco, disponibili quando necessario e privi di contaminazioni. Un numero che si alza a un totale di 2 miliardi se ci aggiungiamo 1,2 miliardi di persone con un livello di servizio definito “basico”, cioè con la possibilità di accedere a una fonte sicura d’acqua potabile compiendo un tragitto di durata minore di 30 minuti.
Si tratta di un dato in miglioramento, ma non a ritmi soddisfacenti. La percentuale di popolazione che può utilizzare un servizio di distribuzione dell’acqua gestito in modo sicuro è aumentata dal 70 al 74% tra il 2015 e il 2020. Tuttavia, per raggiungere l’accesso universale a fonti d’acqua sicure entro 2030 come previsto dagli SDGs (i Sustainable Development Goals, gli obiettivi di sostenibilità dell’ONU), bisognerà quadruplicare il tasso di progresso del periodo 2015-2020. Altrimenti, se continuiamo ai ritmi attuali, nel 2030 solo l’81% della popolazione mondiale godrà di servizi di gestione sicura dell’acqua e 1,6 miliardi di persone ne rimarranno sprovviste.
Uno sviluppo disomogeneo
Per quanto i dati sull’accesso all’acqua potabile siano in miglioramento, a preoccupare è soprattutto la loro disomogeneità. Infatti, la disponibilità di fonti sicure di acqua potabile è maggiore nelle aree urbane piuttosto che in quelle rurali, anche se il divario tende a restringersi grazie allo sviluppo di queste ultime zone. Più difficile, invece, è colmare la disparità che permane tra paesi con maggiore e minor reddito. Basti considerare che a livello globale, nel 2020, tre persone su quattro hanno avuto accesso a fonti sicure d’acqua potabile. Ma se scendiamo nel dettaglio dei singoli paesi, questo servizio ha riguardato il 96% della popolazione europea e nordamericana, mentre ha coinvolto solo il 30% di quella subsahariana.
WAMI: Water With a Mission
È proprio per far fronte a questa serie di dati preoccupanti che Giacomo Stefanini, sollecitato dai nuovi modelli di business sostenibile studiati negli Stati Uniti, ha fondato con Michele Fenoglio WAMI, un nuovo brand di acqua con la missione di realizzare progetti idrici in villaggi bisognosi. Per ogni bottiglia d’acqua venduta, WAMI dona 100 litri d’acqua potabile alle comunità nel mondo che non hanno ancora accesso a questa risorsa.
Proprio per l’importanza della loro missione, Flowe (il conto di pagamento che si prende cura del Pianeta) ha supportato WAMI nella realizzazione di un progetto in Sri Lanka che ha portato acqua potabile a 37 famiglie tramite un acquedotto.
Fonti:
https://ourworldindata.org/water-access
https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000375975
https://washdata.org/