Estate 2022: perché quest’anno fa così caldo? - flowe

Estate 2022: perché quest’anno fa così caldo?

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1 agosto, 2022

di Alice De Luca

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Non serve consultare statistiche per accorgersi che quella del 2022 è stata una delle estati più calde e afose degli ultimi anni. Tuttavia, le banche dati di Copernicus, osservatorio creato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dalla Commissione europea, offrono degli interessanti insights per valutare in modo più accurato la situazione.

L’ultimo report mensile risale a giugno 2022 e ha messo in evidenza alcuni dati preoccupanti: in giugno 2022 la temperatura dell’aria ha registrato un aumento di 0,32°C rispetto alla temperatura media dello stesso mese nel periodo compreso tra il 1991 e il 2020. Questo rende il mese passato il terzo giugno più caldo mai registrato, dopo quello del 2019 e del 2020. Analizzando nel dettaglio i dati che riguardano invece solo l’Europa, la situazione risulta ancora più preoccupante: il giugno europeo, infatti, ha superato di 1,57°C la media del periodo 1991-2020, classificandosi come secondo giugno più caldo mai registrato, subito dopo quello del 2019.

Questo riscaldamento nel nostro continente ha riguardato in particolar modo le parti meridionali, dalla penisola iberica alla Francia e all’Italia. Secondo un più recente resoconto di Copernicus, risalente al 22 luglio, le acque del Mar Mediterraneo si sarebbero scaldate raggiungendo temperature mai viste, toccando un aumento fino a 5°C sulle coste della Francia e dell’Italia, raggiungendo anche picchi tra i 28 e i 30 gradi nelle ore più calde del giorno.

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Perché fa così caldo in Italia da maggio 2022?

In Italia il calore di questa estate, che ha raggiunto picchi di oltre 40°C, ha aggravato una situazione di siccità già presente e diffusa soprattutto lungo il bacino del Po, portando molte città in stato d’allerta e provocando eventi disastrosi come il distacco dalla parete rocciosa di una porzione del ghiacciaio della Marmolada, che ha causato la morte di 11 persone. Il riscaldamento che ha riguardato tutta l’Europa, ma che ha avuto particolari conseguenze sul nostro Paese, è dovuto al perdurare dell’anticiclone africano, che ha colpito il territorio con un’intensa e persistente ondata, attualmente la quarta dall’inizio dell’estate.

L’anticiclone africano è un’alta pressione che si espande dal nord Africa sul Mediterraneo occidentale portando le condizioni ideali per l’aumento delle temperature. Questo fenomeno, infatti, è accompagnato da cieli sereni che facilitano la penetrazione dei raggi solari e da movimenti d’aria verso il basso, che spingono calore e vapore acqueo a rimanere intrappolati nei pressi del terreno. Nemmeno i venti, troppo deboli, sono in grado di disperderli nelle aree vicine e questo determina la persistenza prolungata di un clima caldo e umido.

L’anticiclone africano non è ospite nuovo sulla nostra penisola: se ci pensiamo bene, anche nelle scorse estati ne abbiamo sentito molto parlare in diverse occasioni. In passato, tuttavia, a essere molto più presente era l’anticiclone delle Azzorre, un altro tipo di alta pressione che portava certamente caldo, ma senza eccesso, con meno afa e più vento. Col tempo, l’anticiclone africano è diventato molto più frequente di quello delle Azzorre, provocando effetti devastanti sul territorio.

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Le cause profonde

Ovviamente, la persistenza insolita dell’anticiclone africano sul nostro continente non è un fenomeno indipendente e disgiunto da altri fattori. Si lega, invece, al problema ormai molto più endemico dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. L’aumento delle temperature, infatti, ha causato degli squilibri nella circolazione delle correnti d’aria nell’atmosfera e, in particolare, sembrerebbe riguardare le così dette correnti a getto, sia quella polare che quella subtropicale. La corrente a getto polare è un flusso d’aria che scorre da ovest verso est e che si genera dall’incontro tra la massa d’aria fredda vicino ai poli e la massa d’aria più calda delle zone sottostanti. Con il riscaldamento globale, questo fiume d’aria ha subito un rallentamento, permettendo alla corrente a getto subtropicale, un flusso d’aria analogo ma più caldo e che si trova più vicino all’equatore, di risalire verso nord.

A sua volta, si stima che l’indebolimento della corrente a getto polare sia direttamente connesso al riscaldamento globale, dal momento che sarebbe causato dalla fusione dei ghiacci e delle nevi del Polo Nord che, sciogliendosi, non riescono più a raffreddare l’ambiente e l’aria. Questo determina una diminuzione della differenza di temperatura tra aria fredda e aria calda e, in assenza di tale differenza, viene meno anche il movimento del flusso che nasce da questo incontro e che costituisce, appunto, la corrente a getto polare.

Tutto è quindi riconducibile, di nuovo, all’aumento delle temperature che ormai da decenni sta interessando in modo costante il nostro Pianeta. Sempre Copernicus ha registrato che nel giugno 2022 il riscaldamento globale si è attestato su un +1,21°C rispetto alle temperature precedenti all’industrializzazione, cioè circa prima del 1750. Ciò significa che, a oggi, se il riscaldamento globale dovesse procedere con lo stesso andamento rapido e crescente che ha tenuto negli ultimi 30 anni, raggiungeremmo nel marzo 2034 il picco di +1,5°C, soglia che molti paesi si sono impegnati a non superare in occasione di diversi accordi internazionali, da ultima la COP26 del novembre 2021, così come il G20 del mese precedente e prima ancora l’Accordo di Parigi sul clima del 2015.

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Perché fa sempre più caldo? Cosa aspettarsi

Nonostante di solito utilizzi molta cautela nell’associare eventi climatici estremi al cambiamento climatico, anche Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Sevice, afferma che la correlazione tra i due fattori è, stavolta, innegabile. Per il futuro c’è quindi da aspettarsi che, a un trend crescente di consumi e, conseguentemente, di riscaldamento, faccia eco una sempre maggiore frequenza di eventi siccitosi e ondate di calore afose. L’Italia è un territorio che può risultare particolarmente sensibile a questo tipo di cambiamenti che, come è successo per quest’anno, consisteranno soprattutto in un calo drastico della media delle precipitazioni, un aumento delle temperature, una forte evaporazione e la diminuzione della neve sulle Alpi. Tutti fenomeni che, purtroppo, rischiano di diventare sempre più all’ordine del giorno negli anni a venire.

Nonostante, quindi, questa estate, non sia ancora terminata, è stata già una delle più calde mai registrate, e non è da escludere che questo record possa continuamente essere infranto nei prossimi anni. A provarlo è anche una stima, sempre di Copernicus, sulle temperature medie del futuro, ma anche il più recente report del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC).

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Fonti:

Fanpage
Meteo Giugliacci
Il Sole 24 Ore
Weather italian
Meteobook
Climate Copernicus
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