Rigenerazione Urbana: tre esempi a Milano | flowe

La rigenerazione urbana dà nuova vita alla città

28 ottobre 2021

di Chiara Poli, Virginia De Rogatis e Arianna Piazza

rigenerazione-urbana
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Mentre la città si espande, alcuni dei suoi quartieri rimangono indietro, diventando luoghi degradati e maltrattati. Cosa fare di questi spazi? Vale la pena ricostruirli da zero oppure, come dicevano i nostri nonni, è meglio aggiustare quello che può essere riutilizzato?   Milano sceglie la strada del re-purposing, della rivalutazione di questi luoghi scartati, a cui vuole dare nuova vita e nuovi scopi. La proposta è quella di una trasformazione radicale, volta a riscoprire la bellezza dei posti più trascurati, travolgendo in questa onda sostenibile non solo gli edifici ma anche le comunità. 

Tre esempi di rigenerazione urbana a Milano

Mare Culturale Urbano

Immerso nella periferia Ovest di Milano, Mare Culturale Urbano è un modello di rigenerazione urbana e culturale, che ha le fattezze di una cascina del Seicento. Ottenuta la concessione nel 2014, e completato il restauro nel 2016, Mare è da subito diventato un punto di riferimento di inclusione, accoglienza e incontro, che si presenta come un centro di scambio tra persone, un luogo aperto e fruibile, uno spazio per la cultura e la voce della comunità che lo ha accolto.  Da subito candidata come uno dei migliori modelli di riqualificazione architettonica, la cascina fa da contenitore per eventi di arte urbana e attività culturali.  È uno spazio costruito su misura della sua periferia, un progetto con le proporzioni del suo tessuto comunitario, un posto dove ci si sente a proprio agio, nonché un punto di sperimentazione per ognuno.  

La forza di Mare sta nella convivenza di una dimensione di casa e una di luogo aperto. Così, artisti e cittadini si confondono, partecipano e creano un benessere culturale e sociale condiviso; alcuni lo fanno dall’alto di un palcoscenico, altri da una sdraio da stabilimento balneare, nella totale sensazione del relax di una spiaggia urbana. È una piazza in cui l’arte che viene prodotta unisce le persone, e la cui rigenerazione non solo ha ridato dignità a una realtà che in passato era stata dimenticata e ignorata, ma ha anche restituito al futuro della periferia un centro di cultura e di aggregazione.  La vocazione sociale della costruzione si ritrova tutta nel suo nome. È uno spazio a disposizione della comunità, che si appoggia sull’identità di un quartiere e delle persone che lo abitano, ma che allo stesso tempo esce dal suo perimetro per parlare anche oltre i suoi confini.    

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Milano Porta Verde

Siamo nella periferia sud di Milano, tra Porto di Mare e Corvetto, un luogo a metà tra città e campagna diventato da qualche anno esempio di rigenerazione urbana. Qui inizia a prendere forma un progetto che ha alla base lo sviluppo del territorio, sia dal punto di vista agricolo che sociale, con grande protagonismo dei cittadini: il progetto Milano Porta Verde. Questa iniziativa nasce dall’incontro tra persone, associazioni e università milanesi con lo scopo di accogliere le esigenze della città e di creare nuove forme di comunità.   Milano Porta Verde è un esempio di ecosistema virtuoso, in cui professionisti con competenze diverse dialogano, formando un sistema ibrido pubblico-privato che coinvolge istituzioni, imprese, associazioni e cittadini. Sostenibilità, agricoltura urbana e innovazione sociale sono il cuore pulsante dell’intero progetto. Proprio perché la parola chiave è innovazione, Milano Porta Verde si articola in veri e propri laboratori di sperimentazione, tra cui Chiaravalle-Vettabbia Living Lab, luogo che l’associazione Terzo Paesaggio ha riqualificato come centro culturale e dove non solo è possibile scoprire le iniziative in corso, ma anche partecipare attivamente confrontandosi con gli esperti o prendendo parte a workshops interattivi

Porta Verde non solo ridà vita a luoghi abbandonati, ma coinvolge gli stessi cittadini in questo processo di rinascita. Il progetto di Agroforestazione urbana, realizzato nei terreni di Vaiano Valle assegnati a Cascinet e portato avanti con l’aiuto di più di 200 cittadini, ne è un esempio. Si respira partecipazione tra questi campi, ma anche un forte spirito imprenditoriale. L’Associazione Terzo Paesaggio e l’azienda Agricola Davide Longoni hanno infatti avviato un progetto di piantumazione di cereali nei terreni abbandonati di Chiaravalle. Da questi cereali viene creato un pane agricolo urbano, che ha lo scopo non solo di incrementarne la produzione, ma anche di dare vita ad una scuola di specializzazione del pane che possa fornire gli strumenti necessari ai futuri imprenditori del settore.

Le diverse iniziative nella periferia di Milano non sono entità a sé, ma fanno parte di una visione più grande che vuole ridare significato a queste zone della città e soprattutto creare nuove forme di relazione tra cittadini e la terra.  

Base

Spostandoci di più verso il cuore meneghino, a due passi dai Navigli, troviamo il BASE.  Zona rurale e agricola che, con l’avvento della ferrovia, vide intrufolarsi sempre più prepotentemente l’accrescimento urbano, con l’inevitabile sviluppo di fabbriche e industrie.  A partire dagli anni ’90, il comune di Milano decide di acquisire l’ormai dismesso edificio, riqualificandolo in quello che è oggi il BASE: un faro multidisciplinare volto alla continua evoluzione e contaminazione di attività a scopo culturale e sociale. Installazioni, performance artistiche, festival e workshop, sono solo piccoli frammenti di questo immenso mosaico che è il BASE. 

Quello che dalle 9 alle 18 è uno spazio di co-working, in cui le grandi tavolate si trasformano in desk dotate di Wi-Fi, all’ora dell’aperitivo il suo cortile immerso nel verde fa da cornice a concerti e spettacoli dal vivo, consentendo agli “smart-workers” di respirare finalmente un’atmosfera offline dopo la lunga giornata lavorativa.  All’interno di uno dei suoi innumerevoli spazi dal freddo aspetto industrial è nata CasaBASE, un’accogliente residenza d’artista in cui sentirsi a casa, ma anche dove si può dar vita alle proprie idee e liberare la propria creatività, grazie alla fusione di colorati arredi di design ed eccentrici pezzi vintage.   

Il suo nome riassume perfettamente la sua essenza: un luogo di partenza per viaggi ed esplorazioni, alla costante ricerca e sperimentazione del nuovo e dell’ignoto tra arte e progresso, oltrepassando qualsiasi confine. Il loro motto? Inclusione, interazione e innovazione.   oltrepassando

Mare Culturale, Porta Verde e Base sono solo tre dei tanti esempi di riqualificazione, tracciabili sulla mappa meneghina, che accolgono persone e idee. Proprio dalla condivisione di obiettivi e valori, nascono nuove relazioni umane.   

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Fonti

https://www.sfridoo.com/economia-circolare/

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