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SOSTENIBILITÀ

Brand di moda sostenibile: indicatori e impatto ambientale

28 luglio 2022

di Martina Tognoni

Articolo aggiornato a marzo 2024

donna di spalle con una borsa di tela

Il settore della moda risulta tra i più dannosi per l’ambiente e per le persone. Le certificazioni ambientali e sociali possono aiutare aziende e clienti finali a capire se un brand sia davvero sostenibile.

I dati rilasciati dall’UNEP, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, riportano come il settore della moda sia responsabile del 10% del rilascio annuale di carbonio (secondo l’ultimo report del’IPCC l’intero Nord America è responsabile del 12% ndr) e del consumo del 20% del totale di acqua dolce al mondo.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una generale presa di coscienza riguardo i consumi personali – dal consumo di carne, agli spostamenti in auto o aereo, fino all’utilizzo di plastiche monouso. Questo ha portato a una maggiore attenzione sui consumi collettivi dei principali settori produttivi, a partire dal fashion.

Le grandi industrie della moda sono spesso associate a una noncuranza per il proprio impatto ambientale e alle pessime condizioni di lavoro che riservano ai loro dipendenti. Secondo uno studio riportato da The Industry We Want, che ha messo a confronto i salari minimi di 13 stati con i salari in ogni paese, i lavoratori delle grandi industrie di moda hanno un divario medio di salario del 45%, lasciando milioni di lavoratori incapaci di poter vivere in maniera dignitosa.

Aziende e consumatori verso la rigenerazione

Sono diversi i movimenti sociali nati per richiamare urgentemente l’attenzione del pubblico di consumatori per prendere coscienza delle proprie scelte. Tra questi, particolarmente conosciuto è Fashion Revolution, nato con l’obbiettivo di aiutare le persone a prendere posizione contro lo sfruttamento e promuovere la compravendita di capi etici e sostenibili, attenti all’impatto ambientale dietro la loro produzione e ai diritti di coloro che li producono.

Comprando capi a basso impatto ambientale e sociale abbiamo la possibilità di cambiare questo trend di iper-consumismo, per dare finalmente valore e giustizia alle persone che lavorano in questo settore, permettergli di ricevere un compenso adeguato e di avere orari di lavoro consoni, rispettando al contempo l’ambiente grazie a una maggiore attenzione ai consumi.

Queste tendenze portano le aziende ad accogliere la necessità di una maggior trasparenza e attenzione all’interno dell’intero processo produttivo.

Appendini con abiti
8 certificazioni ambientali e sociali per le aziende

Introdurre scelte etiche ed eco-friendly può risultare molto oneroso per un’azienda. Per capire se un brand sia effettivamente sostenibile, è possibile verificare se sia in possesso di certificazioni ambientali e sociali che permettono di controllare la giusta gestione dei diritti sociali, di governance e ambientali, in base al tipo certificazione.

Le aziende che vogliono impegnarsi concretamente per avere un impatto positivo sulla società e l’ambiente possono lavorare per ottenere tali certificazioni. Per quanto riguarda la moda sostenibile, le principali sono:

  • Global Organic Textile Standard (GOTS): definisce lo status biologico di tessuti naturali (cotone, lino etc.).
  • Better Cotton Initiative (BCI): garantisce che il cotone utilizzato provenga da una coltivazione sostenibile.
  • Forest Stewardship Council (FSC): promuove il management responsabile delle foreste. La certificazione FSC guadagna importanza nel settore della moda qualora vengano utilizzati quei tessuti provenienti dalle cellule del legno, quali il rayon, la viscosa, il lyocell e molti altri.
  • B Corp: una delle più grandi e riconosciute certificazioni al mondo, con i più alti standard di sostenibilità ambientale, sociale, governance, community e lavoratori.
  • Fair Trade: molto conosciuto soprattutto per gli alimenti, permette a lavoratori e piccoli brand nei paesi in via di sviluppo di certificare il commercio equo dei loro prodotti.
  • Oeko Tex: per tessuti tessili e di pelle, certifica il non utilizzo di sostanze nocive per l’ambiente e per le persone durante il processo produttivo.
  • Craddle to Craddle: certificazione di qualità e sicurezza del prodotto, realizzato seguendo gli standard di economia circolare.
  • Responsible Wool Standard (RWS): garantisce che le pecore da cui è stata ricavata la lana siano state trattate seguendo standard di libertà e che la lana sia tracciabile.
Comunicare il proprio impatto: il Sustainable Fashion Communication Playbook

Nel mercato della moda sostenibile il ruolo della comunicazione è cruciale, sia per promuovere un cambiamento nello stile di vita e nell'educazione dei consumatori, sia per raggiungere quel necessario cambiamento all'interno del settore stesso. Proprio per tale motivo, UNEP e UN Climate Change hanno co-pubblicato il Sustainable Fashion Communication Playbook, che si configura come una guida per allineare le modalità di comunicazione dell'industria della moda agli obiettivi di sostenibilità.

Sono 4 i punti salienti che emergono:

  1. contrastare la disinformazione dando spazio alle evidenze scientifiche e alla trasparenza, producendo messaggi credibili e significativi;
  2. ridurre i messaggi che promuovono l’iper-consumismo, promuovendo un cambiamento culturale volto a incentivare soluzioni con impatti ridotti, per esempio prodotti di seconda mano;
  3. indirizzare verso stili di vita più sostenibili;
  4. responsabilizzare i consumatori a chiedere maggiori azioni da parte delle imprese e dei responsabili delle politiche, tenendo conto degli stakeholder di tutto il settore.

L’industria dell’abbigliamento ha un'importanza globale, per questo motivo è necessario ridurne l'impatto ambientale e sociale. Bisogna modificare i modelli di consumo e promuovere cambiamenti sistemici a livello aziendale, sociale e politico.


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