Come capire se un brand di moda è sostenibile? 8 indicatori - flowe

Come capire se un brand di moda è davvero sostenibile

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28 luglio, 2022

di Martina Tognoni

Moda-Ecofriendly
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Domande e risposte sulla moda sostenibile

Negli ultimi anni, l’intera popolazione mondiale è stata vittima del cosiddetto effetto Greta, che ha portato le persone a una spaventosa presa di coscienza riguardo i consumi personali – dal consumo di carne, spostamenti in auto o aereo, all’utilizzo di plastiche monouso – e che, di conseguenza, ha portato anche a una maggiore attenzione sui consumi collettivi dei principali settori produttivi.

Tra questi, il settore della moda risulta tra i più dannosi per l’ambiente e per le persone. Dati rilasciati dall’UNEP, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, riportano come il settore della moda sia responsabile del 10% del rilascio annuale di carbonio (secondo l’ultimo report del’IPCC l’intero Nord America è responsabile del 12% ndr) e del consumo del 20% del totale di acqua dolce al mondo.

Oltre a una totale noncuranza per il proprio impatto ambientale, le grandi industrie della moda sono oggigiorno conosciute per le pessime condizioni di lavoro che riservano ai loro dipendenti, dagli orari disumani, allo sfruttamento minorile, fino alle paghe insostenibili per poter continuare a produrre nuovi capi a velocità vertiginosa (e a prezzi microscopici).

Secondo uno studio riportato da The Industry We Want, che ha messo a confronto i salari minimi di 13 stati con i salari in ogni paese, i lavoratori delle grandi industrie di moda hanno un divario medio di salario del 45%, lasciando milioni di lavoratori incapaci di poter vivere in maniera dignitosa.

Inoltre, benché l’avvento della pandemia abbia portato a una crescita sostanziale di vendite su e-commerce online quali Shein, Zara e molti altri, le grandi aziende sono in ritardo con il pagamento dei propri dipendenti di circa di 11.85 milioni di dollari statunitensi per il periodo che va da Marzo 2020 a Marzo 2021.

Perché è così importante comprare sostenibile?

Dopo il crollo di una fabbrica di capi d’abbigliamento di nome Rana Plaza a Dhaka, in Bangladesh, che ha causato la morte di 1.134 persone e 2.515 feriti, svariati movimenti sociali sono nati per richiamare urgentemente l’attenzione del pubblico di consumatori per prendere coscienza delle proprie scelte.

Tra questi, particolarmente conosciuto è Fashion Revolution, nato con l’obbiettivo di aiutare le persone a prendere posizione contro lo sfruttamento e promuovere la compravendita di capi etici e sostenibili, attenti all’impatto ambientale dietro la loro produzione e ai diritti di coloro che li producono.

Comprando capi a basso impatto ambientale e sociale abbiamo la possibilità di cambiare questo trend di iper-consumismo, per dare finalmente valore e giustizia alle persone che lavorano in questo settore, permettergli di ricevere un compenso adeguato e di avere orari di lavoro consoni, rispettando al contempo l’ambiente grazie a una maggiore attenzione dei consumi.

Una attenta scelta dei nostri acquisti dà la possibilità di lanciare messaggi al mercato richiedendo una maggior trasparenza e attenzione all’interno dell’intero processo produttivo.

Quali sono le più grandi difficoltà del comprare sostenibile? Parliamo di fast fashion

In generale, i prezzi dei brand sostenibili sono sostanzialmente maggiorati, specialmente se messi a confronto con i loro concorrenti del fast fashion. Questo comporta già una forte difficoltà per un’importante fetta di persone, che per impossibilità economiche si trova tagliata fuori. Un altro motivo è senza dubbio la poca inclusività dei brand sostenibili, che tendono ad avere delle produzioni fortemente ridotte rispetto ai loro competitor di fast fashion: meno capi, in meno tessuti e in un numero ristretto di taglie. Questo è dovuto anche al grande investimento economico che comporta lo sviluppo di più capi su una larga scala di taglie, che per dei piccoli brand emergenti risulta essere insostenibile.

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Come capire se un brand è sostenibile? 8 indicatori da considerare

Solitamente, i brand sostenibili sono molto fieri di esserlo e, soprattutto visto l’elevato investimento richiesto per introdurre scelte etiche ed eco-friendly, questo tipo di informazioni è facilmente reperibile direttamente sui social dei brand (nelle bio e nelle storie in evidenza) o nelle sezioni About o Chi Siamo.

Un altro indicatore molto importante sono senza dubbio le certificazioni ambientali e sociali, che permettono di verificare per il cliente finale e l’azienda la giusta gestione dei diritti sociali, di governance e ambientali, in base al tipo certificazione.

Alcune delle principali certificazioni da tenere d’occhio per la moda sostenibile sono le seguenti:

  • Global Organic Textile Standard (GOTS): definisce lo status biologico di tessuti naturali (cotone, lino etc.).
  • Better Cotton Initiative (BCI): garantisce che il cotone utilizzato provenga da una coltivazione sostenibile.
  • Forest Stewardship Council (FSC): Promuove il management responsabile delle foreste. La certificazione FSC guadagna importanza nel settore della moda qualora vengano utilizzati quei tessuti provenienti dalle cellule del legno, quali il rayon, la viscosa, il lyocell e molti altri.
  • B Corp: una delle più grandi e riconosciute certificazioni al mondo, con i più alti standard di sostenibilità ambientale, sociale, governance, community e lavoratori.
  • Fair Trade: molto conosciuto soprattutto per gli alimenti, permette a lavoratori e piccoli brand nei paesi in via di sviluppo di certificare il commercio equo dei loro prodotti.
  • Oeko Tex: per tessuti tessili e di pelle, certifica il non utilizzo di sostanze nocive per l’ambiente e per le persone durante il processo produttivo.
  • Craddle to Craddle: certificazione di qualità e sicurezza del prodotto, realizzato seguendo gli standard di economia circolare.
  • Responsible Wool Standard (RWS): garantisce che le pecore da cui è stata ricavata la lana siano state trattate seguendo standard di libertà e che la lana sia tracciabile.

Le regola generale per riconoscere se un brand è sostenibile rimane questa:

meno informazioni sono reperibili sulla filiera produttiva di un brand, meno si può dichiarare sostenibile, indipendentemente da quanto un brand si definisca Green (attenti al greenwashing).

Acquisti sostenibili con Flowe

Un ultimo consiglio per fare acquisti sostenibili è scegliere un conto di pagamento che si prenda cura del Pianeta, come Flowe, società Benefit certificata B Corp.

Flowe è un’app di pagamento 100% digitale attenta ai temi ambientali. Aprendo il conto potrai:

  1. Carta in legno da foreste certificate – materiale che, a differenza della plastica, non danneggia l’ambiente (per profili Flex e Friend);
  2. Eco Balance, il servizio che stima la CO2 prodotta dai tuoi acquisti e, se sei Friend, la compensa piantando alberi;
  3. Freshback: dal 9 maggio 2022 al 31 dicembre 2022, quando usi una delle nostre carte di debito, Flowe restituisce aria fresca al Pianeta piantando un albero in Guatemala grazie a zeroCO2 ogni 100 pagamenti di tutti gli utenti.

Messaggio pubblicitario con finalità promozionale: per le condizioni economiche e contrattuali e per quanto non espressamente indicato è necessario fare riferimento al Foglio Informativo e alle Norme Contrattuali nella sezione Trasparenza e al Documento “Norme contrattuali e foglio informativo conto e servizi”.

Freshback: iniziativa valida per tutti i pagamenti registrati dal 09/05/2022 al 30/06/2023 da parte di tutta la clientela Flowe.

Servizio Eco Balance valido per i clienti Friend (gratuito) e Flex (a pagamento) max 1.000 kg/mese e 3.000 kg/ anno per CO2

Fonti:

https://www.unep.org/news-and-stories/story/fashions-tiny-hidden-secret
https://www.businessoffashion.com/news/sustainability/garment-worker-pay-at-45-gap-from-living-wage-report-finds/
https://cleanclothes.org/file-repository/ccc-still-underpaid-report-2021-web-def.pdf/view
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