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FINANCE

Come andrà l’economia italiana? Prospettive e scenari futuri

04 agosto 2022

Alice De Luca

brainstorming e appunti su lavagna trasparente

Nella società moderna abbiamo per lungo tempo alimentato la convinzione che allo sviluppo economico corrispondesse, di pari passo, anche un aumento del benessere, che può essere inteso sia in senso materialistico, di possesso di beni, sia nel senso di appagamento individuale e collettivo, di felicità. La storia, anche italiana, dimostra che nella prima accezione di benessere questa corrispondenza effettivamente sussiste: il miracolo economico italiano del secondo dopoguerra ha portato a un aumento di ricchezza. Ma siamo sicuri che il PIL oggi possa essere anche la misura della felicità di una società, oltre che della sua economia?

Come andrà l’economia italiana?

I dati sembrano oggi dimostrare uno scollamento tra queste due dimensioni, evidenziando come i lavoratori diano un sempre maggiore peso alla qualità di vita e al benessere psico-fisico e antepongano questi valori anche alle aspirazioni di reddito. Questo è confermato dal boom di dimissioni verificatosi in Italia (più di mezzo milione) tra novembre e dicembre 2021, che non è altro che il riverbero, in piccolo, di un fenomeno presente a livello globale e che è ha preso il nome di “The great resignation”, ovvero la grande era delle dimissioni.

In America, questa tendenza arriva a registrare addirittura la stima di 5 milioni di licenziamenti volontari ed è la conseguenza della sempre maggiore affermazione della così detta YOLO economy. YOLO significa You Only Live Once ed è l’atteggiamento di chi tende a valorizzare la ricchezza delle esperienze su tutti gli altri tipi di beni. Non è un caso che un simile fenomeno si sia verificato subito dopo la pandemia, che ha sicuramente portato a riflettere su valori sostanziali come la qualità della vita e la propria ragion d’essere e ad abbandonare lavori e routine in cui ci si sentiva ormai ingabbiati.

Queste riflessioni sembrerebbero aver portato al passaggio da un’era quantitativa a una qualitativa: posta una base di benessere economico di tipo quantitativo che dà comunque felicità, l’ulteriore incremento di quest’ultima non è però dato dall’accumulo di beni e ricchezze, ma dalla qualità con cui sappiamo gestire queste ricchezze assieme al tempo e alle emozioni.

Futuro dell’economia italiana e mondiale

In Flowe si parla spesso di Betterbeing Economy, ovvero un’economia che punta al benessere psico-fisico attraverso un continuo miglioramento della propria condizione e un approccio sostenibile alla vita di tutti i giorni, ed è proprio questa la situazione che sembra si stia delineando nella società odierna. Se applichiamo questa nuova prospettiva al mondo del lavoro, possiamo immaginare che nei prossimi anni tenderà ad aumentare sempre di più il numero di lavoratori autonomi. Ciò significa che molti nuovi lavoratori diventeranno i cosiddetti “imprenditori di se stessi”, con la possibilità di muoversi nel mercato del lavoro e nel mondo sociale con una propria autonomia, di seguire più da vicino bisogni, desideri e aspirazioni, e di bilanciare più liberamente felicità e benessere economico.

Per potersi permettere questa libertà, però, è necessaria anche una formazione su diversi fronti, una nuova tipologia di professionalità multidimensionale. Se, in passato, venivano valorizzate le figure competenti in modo monolitico su un tema specifico, si è passati a premiare chi, a questa professionalità, affianca le tanto richieste soft skills. Oggi, la situazione è nuovamente cambiata e la figura che viene maggiormente apprezzata è quella di chi sa intersecare più competenze. Per esempio, nel digitale è vantaggioso sapere sia di content creation, sia di video making, sia di brand communication.

Previsioni economiche e ambientali

Lo scenario futuro che dunque ci si può attendere, prevede un numero in crescita di lavoratori che saranno sempre meno disposti a cercare compromessi tra profitto e bene sociale, ma cercheranno un lavoro che permetta loro di coniugare coerentemente queste due dimensioni e non di dover scegliere tra una delle due. Questo bene sociale, che avrà un peso crescente sulla bilancia nella valutazione delle scelte lavorative, si compone di due elementi. Ciò che cercano i lavoratori oggi e cercheranno quelli di domani è prima di tutto una possibilità di crescita personale continua: il luogo di lavoro sarà visto sempre meno come una semplice macchina da soldi e sempre più come un contesto che, prima o oltre al reddito, deve produrre opportunità di miglioramento professionale e individuale. Il secondo punto è invece una rivalutazione della coerenza tra il proprio sistema valoriale e quello dell’azienda per cui si lavora.

Si tratterà di un sistema valoriale che contemplerà al suo interno sempre più frequentemente anche i principi ambientalisti. Anche per questo motivo, allora, sarà bene che questa nuova economia ponga al centro della sua agenda i temi della trasformazione energetica, resi ancora più urgenti dalle crisi determinate dalla guerra e che probabilmente porteranno a ridisegnare il sistema di produzione e la catena di distribuzione dell’energia verso soluzioni sempre più sostenibili e rinnovabili.

Il frutto di tutte queste evoluzioni sarà, potenzialmente, una società incentrata sempre di più sulla qualità delle esperienze di vita, che punti su istruzione, cultura, felicità e benessere psico-fisico. Per questo, ci si può aspettare che i settori maggiormente in crescita, oltre a quello dell’energia che sarà soggetto alla riconversione di cui si è parlato, saranno il settore della self-care (sia nella sua dimensione estetica sia in quella psicologica, ma anche nutrizionale) e infine quello dell’educazione, di nuovo potenziato dalla crescente necessità di conoscere, istruirsi e migliorarsi.


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