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SOSTENIBILITÀ

Riscaldamento globale: cause, conseguenze e proiezioni future

03 marzo 2022

di Alice De Luca

Foresta per metà con alberi rigogliosi e metà con alberi secchi e bruciati

Il 2021 si è concluso con un record di cui non andare fieri: a dicembre 2021 Copernicus, il programma di osservazione della terra dell’Unione Europea, ha registrato un aumento di 1.21° C rispetto alle temperature precedenti all’industrializzazione (attorno al 1750). Gli esperti calcolano che raggiungeremo la soglia di 1,5°C tra il 2030 e il 2052. In particolare, Copernicus calcola che se manterremo la media degli ultimi 30 anni arriveremo a questo limite nel 2033.

Tuttavia, i buoni propositi a riguardo non mancano: nel novembre 2021, si è conclusa la COP26, ovvero la ventiseiesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. In questa occasione, 197 paesi hanno raggiunto un accordo con il patto per il clima di Glasgow, nel quale rinnovano l’impegno a mantenere l’aumento del riscaldamento globale sotto 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali. Non si tratta certo di una novità, considerando che questo obiettivo era già stato fissato con l’accordo di Parigi, realizzato durante la COP21 del 2015.

Tuttavia, il tempo passa e questi obiettivi sembrano sempre lontani. Non servono troppe stime per accorgersene, dal momento che i cambiamenti climatici fanno sempre più parte del nostro quotidiano. Proprio per questo motivo, allora, vale la pena conoscerne le cause de surriscaldamento globale e prepararsi alle conseguenze.

Riscaldamento globale: cause

Si stima che le cause naturali, come i cambiamenti nelle radiazioni solari, abbiano contribuito all’aumento delle temperature solo con un +0,1 °C sul totale del riscaldamento globale nel periodo compreso tra il 1890 e il 2010. Questo significa quindi che gran parte della colpa è da attribuire all’attività umana.

Il principale fattore che determina il riscaldamento delle temperature sulla superficie terrestre è infatti la produzione di gas serra, che intrappolano il calore del sole nell’atmosfera impedendone la fuoriuscita nello spazio. Molti di questi gas esistono già naturalmente, ma le attività umane incrementano la concentrazione di alcuni, in particolare di anidride carbonica, metano, ossido di diazoto e gas fluorurati. La Commissione Europea riporta che nel 2020 la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera si è alzata del 48% rispetto ai livelli pre-industriali.

Tra le cause principali dell’aumento delle emissioni secondo Our World in Data ci sono:

  • La produzione di energia per l’industria, i trasporti e le abitazioni attraverso la combustione di carbone, petrolio e gas, responsabili del 73,2% delle emissioni.
  • L’allevamento, l’agricoltura e in generale l’uso di suolo, responsabili del 17% delle emissioni.
  • Le emissioni delle industrie, che producono il 5,2% dei gas serra.
  • Infine, i prodotti di scarto, che con la loro decomposizione producono il 3,2% dei gas.

A questi si aggiunge come causa indiretta la deforestazione, che riduce la capacità di assorbimento di CO2 delle aree verdi.

Camini di fabbriche da cui fuoriesce fumo
Riscaldamento globale: conseguenze su mari, acque e ghiacciai

Le temperature in aumento sulla superficie terrestre generano ondate di calore sempre più durature e intense, che hanno ricadute a cascata su diversi ecosistemi. La conseguenza forse più banale del riscaldamento globale è lo scioglimento delle zone polari, tanto che le analisi della NASA rilevano una riduzione delle superfici marine ghiacciate pari al 13% ogni dieci anni. La massa d’acqua che deriva da questo scioglimento provoca l’innalzamento dei livelli del mare e le sempre più frequenti inondazioni. La NASA calcola, infatti, che nell’ultimo secolo i mari si siano alzati di 20 centimetri, con una media di circa 3,4 millimetri ogni anno solo negli ultimi 20 anni. Questo innalzamento deriva dallo scioglimento delle masse ghiacciate, ma anche dall’espansione delle acque marine a causa del loro riscaldamento.

L’aumento di acqua sul Pianeta si è tradotto anche in un incremento di precipitazioni, acquazzoni e tempeste di neve. Se ci si limita a valutare la situazione della sola Italia, i dati ISTAT rivelano che nel 2019 la media delle precipitazioni annue nei capoluoghi di provincia è aumentata di 48,8 mm rispetto al valore medio tra il 2007 e il 2016. Tuttavia, questi mutamenti non si verificano in modo uniforme. Per quanto riguarda l’emisfero nord, negli ultimi cent’anni le precipitazioni sono aumentate nell’Eurasia settentrionale e in Nord America, ma sono diminuite nelle zone centrali degli Stati Uniti e nel sud dell’Eurasia. È questo squilibrio a contrapporre aree di grave siccità ad altri territori sensibili a inondazioni sempre più gravi.

Specie animali

L’aumento delle temperature ha inoltre effetti disastrosi su una grande varietà di ecosistemi, a partire dalle popolazioni di pinguini Adelia, che in Antartide hanno subito un drastico calo riproduttivo e in molti casi sono stati costretti a spostarsi a causa del riscaldamento delle acque.

Allo stesso modo i cambiamenti climatici sconvolgono le abitudini di molte altre specie, obbligando pesci, volpi e piante alpine a dirigersi verso climi più adatti o a variare i loro periodi di migrazione e riproduzione. Questi squilibri possono poi causare la proliferazione di specie indesiderate, come germi e parassiti. La malaria, ad esempio, comincia ad apparire ad altitudini sempre maggiori sulle montagne della Colombia e dell’Etiopia, anche là dove precedentemente le basse temperature tenevano lontane le zanzare.

Proiezioni future

Con queste premesse è facile capire che non siamo su una buona strada. Se il riscaldamento globale continua a crescere con i ritmi attuali i cambiamenti a cui andremo incontro entro la fine del secolo saranno sempre peggiori:

  • Il livello degli oceani sarà destinato a salire tra i 26 e gli 82 centimetri.
  • Uragani e tempeste saranno sempre più potenti, assieme a inondazioni e siccità.
  • Diminuirà la disponibilità di acqua dolce, dal momento che i ghiacciai destinati a sciogliersi a causa del riscaldamento globale ne contengono circa tre quarti.
  • Sarà più facile la diffusione dei virus e delle malattie.
  • Gli ecosistemi saranno in continuo mutamento, obbligando molte specie a migrare e a spostarsi. Quelle che invece non saranno in grado di adattarsi ai cambiamenti andranno incontro a una probabile estinzione.

È per questo motivo che un’inversione di rotta diventa sempre più urgente. Ogni anno nella Conference Of Parties (COP) si riuniscono le 197 nazioni che hanno sottoscritto la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. In queste occasioni i paesi si accordano su obiettivi climatici comuni, raggiungendo esiti non sempre ritenuti soddisfacenti. Ma se su questi risultati si può discutere, è invece certo che potrà essere soltanto il tempo a decretarne la vera efficacia.


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